IL CASTELLO BRANCALEONI DI PIOBBICO (Provincia di Pesaro Urbino)
La storia di Piobbico à intimamente connessa alla storia della famiglia comitale dei Brancaleoni, che ha dominato queste contrade per ben sette secoli, infatti il Castello Brancaleoni si è sviluppato in periodi successivi, dal 1200 al 1700. La sua costruzione è iniziata come fortezza per poi assumere, nel corso degli anni, l’aspetto e la leggiadria di un palazzo rinascimentale, ricco di affreschi, stucchi, camini, scritte in latino, greco e volgare, date e nomi, che hanno permesso di ricostruire la storia architettonica di questo grande contenitore (135 stanze).
Salendo il borgo medievale si arriva alla piazza dove sorge la torre dell’orologio. La torre poggia su un voltone ad arco acuto risalente al 1200, quindi antecedente alla costruzione del primo nucleo del palazzo, testimonianza di una vecchia torre di guardia. Verso la fine del ‘500 sopra il voltone fu innalzata una torre sulla quale vennero posti due orologi, uno nella facciata rivolta al paese ed uno nella facciata rivolta verso il cortile San Carlo. Sulla facciata d’ingresso , accanto alla torre si ammira una elegante loggetta che, assieme alla balaustra, rendono la facciata meno massiccia, conferendo a tutto il complesso una raffinatezza che si addice più ad un Palazzo che ad un Castello. Infatti, questa immensa costruzione (135 stanze) si è sviluppata nei secoli, attraverso una serie di interventi, ampliamenti, fino a raggiungere l’attuale struttura in cui prevalgono i caratteri rinascimentali, ma presenta anche evidenti elementi difensivi e di sicurezza militare tipici del tardo medioevo.
Superata la volta della torre dell’orologio, ci si trova nel Cortile di San Carlo denominato anche “Piazza Pubblica”. Qui si innalza maestoso e regale il portale a pietre bugnate (ingresso d’onore del palazzo) da cui si accede al corridoio a cielo aperto sormontato dallo stemma della famiglia: Leone rampante con croce seduta) con il motto di famiglia a caratteri greci “mite e fiero” e il nome del committente, Antonio II, e l’anno di costruzione in numeri romani 1587. A sinistra dell’ingresso d’onore con portale si trova l’Oratorio di San Carlo Borromeo, continuando ancora a sinistra si apre la “Via Pubblica” che porta al terzo e ultimo cortile interno. Dalla piazzetta si può notare il quadrante dell’orologio che ha i numeri in senso antiorario.
La Chiesa di San Carlo a pianta ottagonale, costruito nel XVII secolo, è ricca di decorazioni, stucchi e, nella cupola, affreschi con rappresentate scene della vita del Santo, le virtù teologali e cardinali. Oltre il portale a pietre bugnate con le due feritoie laterali, si accede ai piani nobili del Palazzo per un lungo corridoio a cielo aperto con in fondo una leggiadra loggetta. Si deve al conte Antonio II la costruzione della parte più sontuosa ed artistica del Palazzo: l’Appartamento Nobile. A questo scopo egli si servì dei più celebri artisti del Ducato di Urbino, come lo stuccatore Federico Brandani e il pittore Federico Barocci.
Sotto la loggetta si apre l’ingresso al Cortile d’Onore. Nel XV secolo il conte Guido (+1484), Capitano di Federico da Montefeltro, del quale godeva la stima e l’amicizia, sotto lo stimolo della cultura urbinate e della maestosità dello splendido palazzo che frequentava, diede avvio ad alcuni lavori per rendere meno arcigna, più civile l’immagine del suo fortilizio. Egli fu il primo e vero protagonista dell’introduzione della cultura umanistica a Piobbico. Come testimonia Io stemma ducale murato nella parete ovest del porticato. Il Conte Roberto (+1538) portò a termine i lavori iniziati dal padre e diede forma al Cortile d’Onore, con porticato e colonne con capitelli dorici. Questi era molto legato al Duca Guidubaldo da Montefeltro, il quale lo investì della subinfeudazione della contea di Piobbico nel 1492. L’autore del progetto del cortile è l’architetto fiorentino Baccio Pontelli. Sotto il porticato si susseguono portali con scritte latine e volgari in cui si manifesta la cultura rinascimentale.
Dal Cortile d’Onore, salendo lo scalone (in piccolo ricorda lo scalone d’onore del Palazzo Ducale di Urbino), si arriva all’appartamento nobile decorato con stucchi messi in oro ad opera di Federico Brandani (+1575), lo stesso artista ha lavorato tantissimo nel Palazzo Ducale di Urbino su commissione dei Duchi Della Rovere. Sopra la porta d’ingresso all’appartamento domina lo stemma dei Farnese, chiaro tributo alla Duchessa Vittoria Farnese, moglie di Guidubardo II Duca di Urbino. Oltrepassando la porta, si accede ad un’ampia sala denominata “Sala del Leon d’Oro” poiché al centro della volta campeggia lo stemma dei Brancaleoni in stucco dorato. La porta d’ingresso è abbellita da un cartiglio in cui il Brandani ha raffigurato il Conte Antonio II a cavallo sormontato da una testa con turbante, facendo riferimento alla partecipazione del conte alla Battaglia di Lepando del 1571. Sulle porte laterali della sala, sopra l’architrave, sono raffigurate la “Felicità Pubblica” e la “Concordia”, sul camino, il “Sacrificio di Porzia”.
A sinistra della Sala del Leon d’Oro è la cosiddetta “Camera Romana”, per le scene di vita romana in stucco e dipinte nella volta (Muzio Scevola, il Ratto delle Sabine, le Sabine Paciere). Qui si trovano gli affreschi del 1574 rappresentanti uno il ritratto della famiglia del Conte Antonio II, e l’altro una scena di caccia del Conte Antonio con sullo sfondo l’abitato di Piobbico con il palazzo e il borgo. Nel camerino attiguo, che era la stanza di preghiera, si ammira la Deposizione di Cristo in stucco di F.Brandani e, sulla volta, affreschi rappresentanti episodi del Vecchio Testamento.
A destra della Sala del Leon d’Oro è la cosiddetta “Camera Greca”, camera del conte Antonio II, affrescata con episodi di storia e di mitologia greca (1585). Nel cartiglio al centro del soffitto è raffigurato il Giudizio di Paride, nel riquadro sopra il camino si trova “Ulisse ed Aiace che si contendono le armi di Achille”, “la gara tra Nettuno e Minerva”, “Bacco ed Arianna”, “Teti che immerge Achille nelle acque dello Stige”, ecc. Da questo ambiente si accede al camerino di preghiera del Conte con il Presepe in stucco di F.Brandani (1575). Sulla volta sono affrescati episodi della vita della Madonna. I pavimenti di queste sale sono originali e i disegni che appaiono nei mattoni e le composizioni si ritrovano nei pavimenti del Palazzo Ducale di Urbino (prodotti nella stessa fornace, ritrovata a Piobbico).
L’ala ovest del palazzo è caratterizzata dalla cosiddetta “Fuga di stanze”, dove le sale poste in successione e separate dalla semplice porta, permettono di attraversare con un colpo d’occhio tutti i 150mt di lunghezza con le sue 11 stanze (tipica costruzione rinascimentale). In questa ala si trovava la “Galleria”, costruita nel 1608, l’armeria, la biblioteca, la cucina, forno, camere da letto, con soffitto in legno a cassettoni, e la sala del trono.
Attraversata l’ala ovest, si arriva al secondo cortile interno, ed essendo questa la parte più antica è caratterizzato da murature di grosso spessore, le finestre a “bocca di lupo”, aperture strette, il cavedio con il pozzo. In questa corte di servizio si apre, a fianco della cisterna, un camminamento a volta che conduce all’antico castellare, dove erano le prigioni, alla “porta succursi”. Osservando le parteti si nota una serie di archi tamponati dove anticamente c’era un piccolo porticato dove si svolgeva il mercato e le stanze che vi si aprivano ospitavano i vari servizi del palazzo: bivacchi dei soldati, gli alloggiamenti dei servi e degli stallieri, le stalle, i fienili, la legnaia, i depositi. La cisterna della piazzetta, insieme a quella del cavedio (vicina alla sala delle torture) e a quella nella torre-colombaia, provvedevano al rifornimento idrico del palazzo. Uscendo dalla piazzetta, sulla destra a fianco della Via Pubblica, sono stati riportati alla luce i resti delle antiche casupole.
IL MUSEO CIVICO BRANCALEONI ospitato all’interno del Castello Brancaleoni è composto da diverse sezioni: Sezione usi e costumi del territorio: Questa sezione raccoglie i mezzi e gli strumenti che permettevano di esercitare le antiche attività artigianali e agresti. Le donne erano dedite alla filatura e alla tessitura e in particolare alla lavorazione del tappeto di lana (tradizione tipica di Piobbico). La lana e i tessuti venivano tinti con colori naturali estratti dalle piante, come il “guado”, che venivano coltivati nelle colline circostanti. Gli uomini si dedicavano al taglio della legna ed alla preparazione del carbone, attraverso le tipiche carbonaie. Altre attività riguardavano la vita quotidiana: il fabbro, il maniscalco, il falegname, il calzolaio, lo scalpellino. Sezione Speleologica e Sezione Geo-Paleontologica:Con oltre 5000 reperti fossili e alcuni esemplari dell’Ursus Spelaeus, rinvenuti nel massiccio del Monte Nerone, classificati e razionalmente divisi hanno un’età compresa tra 2 e 200 milioni di anni. Qui è ospitata la ricostruzione parziale della Grotta degli Orsi e lo scheletro ricostruito di un Orso delle Caverne (Ursus Spelaeus) Sezione Ornitologica: In questa sezione domina l’aquila reale, alla quale fanno corona altri cento esemplari, dal gufo reale, allo sparviero, al barbagianni, ecc. Sezione Archeologica: Con reperti dell’età del bronzo, gallici e romani rinvenuti nel territorio di Piobbico (Bronzetti votivi, vasellame, armi, reperti ceramici e laterizi).Sezione numismatica: Con oltre mille pezzi, tra medaglie e monete in bronzo e argento, opere di G.M. Monassi incisore di medaglie commemorative e direttore della Zecca di Stato.
Al centro del paese di Piobbico sorge la Chiesa di Santo Stefano (XVIII) che conserva pregevoli opere come “Il Riposo della Sacra Famiglia durante il rientro dalla Fuga in Egitto” (1570 c.) di Federico Barocci e la serie di statue di profeti e personaggi biblici, attribuiti allo stuccatore Federico Brandani (+1575).
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Per informazioni e visite guidate: Dott.ssa Daniela Rossi cell. 333.38.86.193 _ www.castellobrancaleoni.it _ www.guideturisticheurbino.it
Referente responsabile Matteo Martinelli 3337922408